giovedì 12 aprile 2012

«#2 Idiosincrasie e convivenza:

Pubblicato da Unknown alle 23:39

perchè purtroppo non possiamo farne senza»

Buffy aveva capito tutto della sua compagna di stanza.
Meglio non averla.

Un lato negativo (beh sempre uno dei tanti) della convivenza tra giovani colombe, è che nove volte su dieci non si ha nulla in comune. Certo ci sono le eccezioni, ma sono, appunto, eccezioni.
La mia pluriennale (seh) esperienza mi ha insegnato che per quanto tu possa impegnarti nel trovare coinquilini che soddisfino almeno alcune delle tue esigenze, il risultato sarà sempre lo stesso. Te te ciavit e te tasi.
È assolutamente impossibile trovare persone con cui dividere la casa che rispecchino i propri ideali.

Principalmente questo succede perchè nessuno lo vuole fare. Siamo irrimediabilmente costretti a smezzare la nostra privacy con degli sconosciuti per poter sopravvivere almeno per i primi anni lontani da mamma e papà e poterci in ogni caso permettere di vivere un'esistenza quantomeno dignitosa.
Nessun'essere cosciente della propria individualità accetterebbe mai (con condizioni economiche ottime) di andarsene in cerca di sconosciuti con cui passare i momenti più intimi e sacrosanti della sue giornate. Se lo facesse per sua volontà, sarebbe un vero mona.

Personalmente, io che possiedo un egoismo spropositato e un amore indefinibile per i miei beni materiali, lo trovo deletereo.
In più ci si aggiunge la componente amichevole. In questi due anni non sono mai stata amica delle mie coinquiline. Per quello che dicevo prima. Gli interessi comuni sono talmente pochi che le conversazioni sfumano sempre su argomenti che per antonomasia definiscono i rapporti noiosi tra le persone: il tempo (che Dio ci aiuti) e la politica (che Dio MI aiuti). Quando due persone parlano pressochè sempre di queste due grandi bestie della comunicazione, l'interesse per le reciproche vite è praticamente nullo. È inutile cercare di nascondersi, qui la verità è lampante.

Ci sono però casi in cui tra una chiacchiera e l'altra arrivano le prevedibili lamentele riguardo al rispettivo compagno (non da parte mia, io mi limito a lamentarmi riguardo a quanto mi è difficile trovarne uno). Quindi, non avendo io un Lui specifico di cui rognarmi, ecco che la conversazione, ancora una volta, torna ad essere unilaterale. Con qualcuno che sproloquia sermoni sentimentali e baggianate amorose che troppo spesso mi causano tanto latte alle ginocchia che se non le mungo esplodono, e io che annuisco, ascolto e sparo a raffica i miei "Ma va????"

Non c'è niente da fare. Continuo con la mia convinzione che per vivere insieme bisogna conoscersi da tempo prima. Insomma, tra sconosciuti le prime impressioni sono importantissime (anche se spesso nel bene e nel male vengono sfatate). Se infatti si convive con amici di vecchia data, le abitudini casalinghe vengono sopportate, perchè ci si vuole bene.
Con gli sconosciuti no. Sei praticamente un estraneo in casa mia (all'inizio), non ti voglio bene per niente, quindi le tue manie fastidiose mi irritano, e se per di più non abbiamo nulla in comune, non ci sarà mai la possibilità di diventare amici e di sopportarti.
Sono affezionata alle mie idiosincrasie. E tranquillo che se non siamo amici, di certo ne fai parte.

Se vivo con qualcuno che sembra simpatico e pulito a prima vista (una persona normale diciamo), ma dopo un paio di settimane mi accorgo che invece che lavare i piatti li lascia marinare sul gas per giorni in attesa di una miracolosa sparizione del lercio e del muschio che ormai si è formato sopra, sotto e tutto intorno alla padella, io mi incazzo.
Se vivo con qualcuno che rovescia la cera delle candele sul tavolo del salotto e finge di aver dato una nuova espressione artistica al suo io interiore e si rifiuta di pulire, o, forse, non sa come fare, io mi incazzo.
Ma non con loro, con me stessa, perchè nonostante sappia perfettamente come sono fatta e che per me la tolleranza è solo quella alimentare, mi invischio in queste avventure da cui però non posso scappare. Poi però mi ricordo che non posso incolparmi, perchè come ho detto è una necessità.
L'alternativa è vivere in beata solitudine.
Sotto un ponte.

12.aprile.2012

1 commenti:

Mary Tribbiani on 21 marzo 2013 alle ore 04:10 ha detto...

Ho letto i tuoi post, mi dispiace che ti siano capitate coinquiline del genere perchè va bene che dici di essere gelosa delle tue cose (come tutte credo!) ma per quello che ti conosco io leggendoti un po' ovunque, saresti una piacevole coinquilina e meriteresti lo stesso!! Mannaggia che mi trasferisco in un posto lontano da te sennò davvero t'avrei proposto di dividere casa!

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